Stava: Accadde nel Luglio del 1985

Grazie a quanti ci aiuteranno a non dimenticare

Trentino, Lombardia, Puglia , Sardegna, Piemonte, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Liguria  di queste regioni italiane erano le 268 persone innocenti che persero la vita a Stava. Ben 28 erano bimbi di età inferiore ai 10 anni. Un vero lutto nazionale.

Dovera (perito di Parte Civile): “Morirono 28 bambini , 268 persone di 11 regioni italiane. Ben 12 le condanne penali ma per nessuno, tra condoni e benefici di legge, si sono mai aperte le porte del carcere, neanche per un giorno.  Stava è un lutto nazionale e non il dramma del solo Trentino. Mai più in un Paese che vuole essere civile”.

Mercoledì 15 LuglioOre 10Palafiemme di Cavalese –  Convention Nazionale per Stava con geologi da tutta Italia, familiari delle vittime, gli esperti protagonisti dei processi penali che seguirono. Trenta anni dopo saranno tutti nei luoghi del Disastro.

Giovedì 16 Luglio – i geologi proprio sul Sentiero della Memoria – Venerdì 17 incontro con la città di Trento  – Info su www.cngeologi.it

Morirono 28 bambini di età inferiore ai 10 anni, 31 ragazzi che avevano meno di 18 anni , 89 uomini e 120 donne . Morirono 268 persone  di 64 comuni diversi ed arrivavano da ben 11 regioni italiane (Trentino, Lombardia, Puglia, Sardegna, Piemonte, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Liguria). Stava, Luglio 1985 non è solo il dramma del Trentino ma è davvero un lutto nazionale . Delle 268 vittime ne furono riconosciute solamente 198 mentre le restanti 47 non furono mai identificate  e ben 23 persone non furono più ritrovate . Solo 15 i feriti e le persone estratte vive dalle macerie : la violenza e la velocità della colata di fango non concessero scampo. Numeri che rendono la dimensione del Disastro che si verificò a Stava il 19 Luglio del 1985 e messi insieme dal geologo Daria Dovera. Le sue sono mani importanti perché Daria Dovera fu Perito di Parte Civile nei processi penali che si conclusero nel 1992.

 Dodici condanne ma niente carcere.

“Il numero esatto dei morti fu accertato solo ad un anno dalla tragedia . Ben 12 le condanne penali  – ha affermato Daria Dovera  – ma tra benefici di legge , condoni ed annullamenti, per nessuno si aprirono veramente le porte del carcere. In questa storia c’è stato di tutto. Abbiamo avuto carenze gravi di costruzione ,  gravi carenze di gestione e gravi carenze di conoscenza delle caratteristiche idrogeologiche del sito. E’ stata una tragedia che poteva e doveva assolutamente essere evitata e che non dovrà più accadere in un Paese che vuole essere civile ed all’avanguardia. Il crollo come dicono le sentenze che seguirono fu causato da una serie di omissioni, dalla non idoneità del sito di costruzione, dalla mancanza dei progetti degli ampliamenti dei bacini, dalla mancanza di una fondazione dell’argine di base del Bacino Superiore e di un sistema drenante, dalla mancanza di studi e verifiche di stabilità ed anche dai controlli superficiali ed inadeguati”.

I documenti originali con il carteggio e tutte le comunicazioni ufficiali risalenti anche a pochi minuti prima della tragedia sono tutti nel libro – verità scritto dalla Dovera e voluto dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dalla Fondazione Centro Studi del CNG dal titolo: “ Stava Incultura, Imperizia, Negligenza, Imprudenza”.

“Dal 1968 al 1973 in appena 5 anni la Montedison scaricò nei bacini di decantazione della miniera di Prestavel che poi collassarono – ha continuato Daria Dovera –  ben 116.097 tonnellate di materiale” .

Importanti campanelli d’allarme già 15 anni prima. Il 7 dicembre del 1970 il Comune di Tesero segnalò all’Ufficio del Genio civile di Trento, “il continuo intorbidimento del Rio Stava per lo scarico in corso  d’acqua – scrive Dovera nel libro – delle acque di lavaggio della miniera non adeguatamente trattate”. E già nell’agosto del 1974 il Comune di Tesero scrive al Distretto Militare “….non si può fare a  meno – è la lettera riportata nel libro –  di richiedere l’attenzione di cod. Spett.le Assessorato sull’opportunità di appurare tecnicamente la necessità dell’ampliamento del serbatoio e controllare altresì la consistenza dell’attuale che sembra costituire un serio pericolo sia per l’abitato circostante sotto il profilo ecologico e paesaggistico sia dal punto di vista della staticità”.

Ed ancora il 23 Giugno del 1975 l’ing. Antonio Ghirardini: “Da un primo sommario esame appare l’opportunità, in vista di un sensibile sovralzo dell’argine del bacino superiore  – scrive l’ing. Ghirardini nella lettera riportata poi nel libro –  di esprimere opportune indagini geotecniche su i materiali costituenti l’argine stesso”.

Ma attenzione a quanto accadde a pochi mesi ed a poche settimane dalla tragedia. “Il 19 Gennaio del 1985, si verificò uno smottamento – ha proseguito Dovera – con franamento di materiale e fuoriuscita di acqua, del bordo esterno destro dell’argine del Bacino Superiore. Nel giugno del 1985, ad un mese dal disastro, si verificò la rottura del sistema di drenaggio del Bacino Inferiore con fuoriuscita dell’acqua del lago unitamente a sabbia e limo con formazione di una voragine attorno alla zona di risucchio. Nel luglio altra rottura ma di uno dei tappi di calcestruzzo”.

Le 32 ore antecedenti , manca la luce e poi alle 12 e 22’ e 55” bambini , donne , anziani e case furono spazzati via. Un’area lunga più di 4 Km.

“Nelle 32 ore prima della tragedia – ha concluso Dovera –  i bacini di decantazione furono svuotati e riempiti velocemente con sterili allo stato fluido e acqua. Alle 11 e 30 ed alle 12 e 15’ due interruzioni nell’alimentazione della corrente. Alle 12 e 22 e 55” accadde l’irreparabile. Fino ad un minuto prima bambini, famiglie, cittadini erano completamente ignari di quanto stava per accadere. Collassarono i bacini della miniera di Prestavel e 170.000 metri cubi di fango, acqua e tanto altro ancora, un vero impasto fatto anche di tronchi di alberi, si abbatterono sull’abitato di Stava alla velocità di 90 chilometri orari . Furono distrutti completamente il villaggio di Stava, diverse abitazioni di Tesero in Val di Fiemme. Ben circa 50.000 metri cubi di materiale proveniva da processi erosivi, dalla distruzione degli edifici e dallo sradicamento di centinaia di alberi. L’area interessata fu pari  ad una lunghezza di 4,2 km. Il crollo fu accompagnato da un forte boato e dal sollevarsi di una fitta nuvola di polvere; il movimento della massa franata verso il basso fu preceduto e accompagnato da un’onda di forte vento che provocò lo spostamento di cose e persone”.

Mercoledì 15 Luglio, alle ore 10.00, geologi da tutta Italia saranno al Palafiemme di Cavalese per la Convention Nazionale in ricordo del Disastro di Stava. Ci saranno le famiglie delle vittime, i tecnici che all’epoca furono i Periti di Parte Civile nei processi penali. E’ l’evento più importante nel calendario del trentennale del Disastro di Stava. Un evento voluto dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dalla Fondazione Centro Studi del CNG.

Giovedì 16 Luglio i geologi percorreranno l’intero Sentiero della Memoria a 2000 metri di altezza con briefing stampa alle ore 15 proprio lì dove c’era la miniera con i bacini di decantazione che collassarono il 19 Luglio del 1985.

Venerdì 17 Luglio i geologi incontreranno la città di Trento.

Per tutta la stampa che vorrà essere con noi in quei giorni nel Trentino, per l’intero calendario, programma dettagliato ed informazioni logistiche – Info su www.cngeologi.it

Il Comunicato stampa in formato pdf