“Nelle Marche oltre alla forte e dissennata antropizzazione del territorio, soprattutto a scapito delle aree di pertinenza fluviale, è mancata la manutenzione ordinaria dei fiumi e dei fossi minori. Oggi si vorrebbe addirittura togliere la ghiaia dai fiumi: assolutamente no!!!” Lo ha affermato oggi Piero Farabollini, Consigliere Nazionale dei Geologi e professore di Geologia ambientale dell’Università di Camerino, il quale ha specificato che lo spirito della legge Regione Marche – Norme in materia di gestione dei corsi d’acqua – “non va nella direzione dell’escavazione del materiale ghiaioso all’interno dell’alveo – ha continuato Farabollini – ma va nella direzione della necessità di operare attraverso una seria e pianificata programmazione di interventi di pulizia da tutti quei materiali che costituiscono ostacolo o restringimenti al deflusso, senza andare a distruggere la naturalità fluviale”.
“Tra le cause invocate in questi giorni per spiegare le numerose esondazioni avvenute lungo le aste fluviali, infatti, è stata più volte richiamata la presenza di materiali ghiaiosi – ha proseguito Farabollini – che avrebbero innalzato il letto dei fiumi, riducendo così la sezione di deflusso. L’asportazione del materiale ghiaioso presente in alveo è sicuramente una delle pratiche più impattanti nel sistema fluviale non solo perché quel materiale andrebbe a ricostruire le nostre coste, ma perché il carico solido grossolano si sposta lungo l’asta fluviale creando barre ed isole ghiaiose che comunque contribuiscono a rallentare la piena e perché altrimenti si intensificherebbero i processi di erosione a monte. Basta ricordare quanto avvenuto negli anni ‘60 nelle Marche a causa dell’escavazione della ghiaia in alveo: briglie, traverse, ponti, acquedotti, canalizzazioni, ecc., divelte dai processi erosivi fluviali innescati proprio da questa pratica. Più importante e necessario, sarebbe invece il contributo della pulizia dei fiumi da alberi, arbusti e quanto altro ostruisce o riduce la sezione fluviale: la pulizia in alveo, con asportazione di alberi e arbusti deve essere selettiva e guidata, anche in collaborazione con altre professionalità (ad es. agronomi), finalizzati alla funzionalità e vocazionalità idraulica dei corpi idrici superficiali”.
E ci sono zone completamente compromesse
“Nelle situazioni dove ormai è impossibile intervenire perché l’antropizzazione del territorio ha completamente cementificato le aree di pertinenza fluviale – ha dichiarato Gilberto Pambianchi, presidente dell’Associazione Italiana di Geografia fisica e Geomorfologia – forse converrebbe ricorrere all’adeguamento degli argini con studi idrogeologici ed idraulici, al ripristino delle aree di pertinenza fluviale, all’aumento delle sezioni fluviali, alle casse di espansione fluviale, attraverso una seria programmazione e pianificazione degli interventi.
Risorse economiche insufficienti
“La necessità di reperire fondi che vadano nella direzione della prevenzione ai rischi idrogeologici – precisa Andrea Pignocchi, presidente dell’Ordine dei Geologi della Marche – deve essere un preciso impegno da parte degli Enti locali che in primis hanno le competenze di protezione idraulica del territorio: le poche risorse finora messe in campo non sono sufficienti ad una seria programmazione di interventi di prevenzione e di riduzione del rischio idrogeologico”.
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