di Vittorio d’Oriano, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi
Lo scorso 26 luglio, in una calda mattinata, sono state presentate ufficialmente al CSLLPP, riunito in seduta straordinaria, le modifiche che si intenderebbero apportare alle NTC 2008. Nello specifico sono stati presentati i capitoli da 1 a 7 compreso, rinviando ad altra seduta quelli successivi.
La riunione straordinaria era stata convocata per posta elettronica con una mail del 22 luglio spedita alle ore 10 e 47 senza altro allegato se non la convocazione formale della seduta, ragione per la quale chi scrive, si è sentito autorizzato a richiedere formalmente il testo di riforma proposto.
Nel frattempo, ma eravamo arrivati già al 25 luglio, essendo personalmente impegnato a Roma in una riunione presso il Consiglio Nazionale Architetti, ho discusso della cosa con Rino Lamendola, Vice Presidente di quel Consiglio Nazionale nonché collega componente effettivo del CSSLLP e, per mail, con Armando Zambrano Presidente del CNI, impegnato altrove per il suo Congresso Nazionale, e abbiamo concluso di inviare una nota al Presidente del Consiglio Superiore. Nota nella quale ci si rammaricava della (in)tempestività della convocazione e della procedura adottata nel processo di redazione del testo di riforma che non aveva visto la giusta ed equilibrata partecipazione di tutti i soggetti interessati. Si accollava la spedizione di questa nota la segreteria del CNI che provvedeva ad inviarla alle 13 e 29 dello stesso 25 luglio.
Sarà un caso ma il testo integrale della bozza di revisione ci veniva inviata nella stessa data alle ore 15 e 23.
Confesso che per il giorno successivo, 26 luglio, mi ero preparato a dover argomentare con altrettanta competenza dei Relatori ma, la precisazione data dal Presidente in apertura di seduta che quella, sebbene straordinaria era una riunione interlocutoria solo per illustrare il punto d’arrivo del lavoro, ha ridimensionato, e non di poco, l’importanza della riunione che viceversa mi era parso di capire diversa dalla convocazione straordinaria.
Quando si tratta di documenti ufficiali, soprattutto di rilevantissima importanza per tutto il paese come le nuove NTC, è doverosa un’attenta lettura dell’articolato ed una altrettanto lunga e ponderata riflessione. In questa sede quindi mi limiterò perciò a dire poche cose.
Intanto che le Commissioni redattrice prima e relatrice poi hanno fatto un grandissimo lavoro, non semplice da tutti i punti di vista, ivi compreso quello di illustrare le modifiche al Consiglio riunito che non era affollato come in altre occasioni; ho contato infatti al massimo 45 presenti fisicamente in aula nel corso di tutta la mattinata.
L’altro aspetto che voglio riportare all’attenzione del lettore riguarda la geologia, o meglio lo spirito che secondo la mia modestissima opinione, si ricava dall’articolato nei confronti della nostra materia e soprattutto nei confronti di quella parte di geotecnica che secondo noi, secondo la legge e numerose sentenze, sono materia concorrente fra noi e gli ingegneri.
Ed’è uno spirito che non mi piace perché pregiudizialmente quanto immotivatamente avverso.
Invece, mentre ascoltavo i vari relatori che si sono susseguiti nella mattinata, che ho ascoltato con puntiglio, ad eccezione, data l’età, di due seppur brevi uscite igieniche, pensavo a come sarebbe stato bello se la necessaria riforma delle NTC potesse porre fine ad una diatriba che svilisce tutti, ma prima di tutto la scienza e si potesse iniziare una fase di vera e proficua collaborazione, quella stessa che tanti colleghi hanno in tutta Italia con colleghi ingegneri sia strutturisti che geotecnici ma che alcuni fanno finta non ci sia.
Ma quello che a me sembra davvero incomprensibile è come si possa pretendere l’assoluto rispetto della sicurezza quando si fanno dei distinguo pretestuosi e poco motivati, che inevitabilmente porteranno ad incomprensioni ed equivoci pericolosissimi riguardo uno degli aspetti fondamentali del costruire: quello cioè che l’opera, qualsiasi opera, sia “calibrata” sul territorio che va ad occupare con uno sguardo di insieme che vada ben oltre il sito di imposta.
Il prossimo ottobre ricorrerà l’anniversario di una tragedia emblematica a questo riguardo, che è passata alla storia come la tragedia del Vajont. Una tragedia che, al di la di tutte le parole, le analisi, gli studi che nel corso di questo mezzo secolo sono state dette e scritte, rappresenta inequivocabilmente una sconfitta non già per la scienza ma per gli uomini, tecnici e scienziati, che non hanno visto o che non hanno capito, che hanno ritenuto forse di padroneggiare un evento che è andato ben oltre le loro previsioni spesso frutto di conoscenza parziale dei luoghi, che non hanno voluto ascoltare chi invece, forse perché meno coinvolto dalle pressioni che sempre ci sono quando si realizza un’opera quale quella di cui si parla, la tragedia l’aveva intuita.
E allora, non è forse il caso di chiudere definitivamente un dualismo che più che a noi farà male certamente al territorio ma anche, e dio non voglia, alla collettività.
In allegato:
– Revisione delle Norme Tecniche … per non perdere l’occasione (scarica la nota in formato pdf)
– La nota trasmessa al Presidente Reggente del C.S. LL.PP. Ing. Massimo Sessa (leggi il documento in formato pdf)