Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
“Per un nuovo risorgimento delle scienze geologiche”
Illustrissimo Sig. Presidente,
a nome mio personale, del Consiglio Nazionale dei Geologi qui presente e che ho l’onore di presiedere e, soprattutto, a nome dei 15.000 geologi italiani che operano sul territorio, desidero innanzitutto ringraziarLa per averci concesso questa importante occasione, che è motivo di grande orgoglio per l’intera categoria professionale.
Il principale motivo della nostra visita è quello di rappresentare a Lei, Presidente, che negli ultimi anni ha richiamato più volte e con forza l’attenzione della politica alle problematiche connesse alle calamità naturali, la particolare contingenza in cui si trova l’insegnamento delle Scienze della Terra, sia nelle scuole secondarie sia, e particolarmente, nelle Università, soprattutto dopo l’ultima riforma, che incide sulla sopravvivenza dei Dipartimenti, esclusivamente su considerazioni tecnico organizzative, quali il numero dei docenti strutturati. La conseguenza è che ora sono a rischio di chiusura Dipartimenti importantissimi e con una grande tradizione storica.
La diminuzione dei Dipartimenti – secondo alcune proiezioni ne rimarrebbero solo 7 su 38 – provocherebbe una contrazione sensibile anche nel numero degli studenti e dei laureati, che mai sono stati, per la loro specificità culturale, numerosi come in altre discipline, con grave pregiudizio per la sicurezza generale delle popolazioni dalle calamità e dai rischi naturali.
Per questa ragione Presidente, Le rivolgiamo l’appello “Per un nuovo risorgimento delle scienze geologiche”, che è stato reso pubblico lo scorso 25 novembre in occasione dell’importante e partecipato convegno tenutosi a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dal titolo “Il risorgimento e la Geologia Italiana”, svoltosi nell’ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
L’appello è stato sottoscritto, fra gli altri, dai Rettori delle Università italiane e dai Presidi di Facoltà, oltre che da migliaia di professionisti, ricercatori e cittadini sensibili alla problematica.
L’appello che Le rivolgiamo costituisce anche l’occasione per soffermarci, seppur brevemente, su alcune delle più incalzanti problematiche che investono il territorio italiano:
– la prima riguarda la drammatica situazione di dissesto idrogeologico, il contestuale ritardo culturale che ancora accompagna la salvaguardia della nostra più grande infrastruttura, che è appunto il nostro territorio, e, ancora, la complessa e poco efficace strutturazione di leggi in materia, che rendono di difficile applicazione anche le più elementari attività di prevenzione. Desideriamo ragguagliarLa, Presidente, circa l’iniziativa assunta dal Consiglio Nazionale dei Geologi di predisporre, tramite una Commissione di altissimo profilo accademico e professionale, un documento per attualizzare in un unico provvedimento di legge (legge quadro) le numerose norme succedutesi negli anni e che determinano non poche difficoltà per una corretta gestione del territorio. Il documento prenderà in considerazione anche l’istituzione, auspicata e già sperimentata in parte della Sicilia, dei presìdi territoriali;
– la seconda riguarda la difficile opera di prevenzione dal rischio sismico, nonostante l’entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche sulle Costruzioni (2008). La presenza di geologi all’interno dei Ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture e, soprattutto, all’interno del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, culturalmente pronti ad affrontare le tematiche delle pericolosità naturali (tra cui quella sismica) ed i conseguenti riflessi sul tessuto antropico (rischio sismico) è decisamente esigua in termini numerici. Ciò penalizza un approccio tecnico e scientifico ampio e multidisciplinare, riducendo l’efficienza e l’efficacia delle azioni di prevenzione.
Mai prima d’ora, e ce lo confermano gli appelli che Lei, Presidente, ha lanciato in più occasioni, si è sentita la necessità un risorgimento culturale, che riconsegni all’Italia e agli italiani quelle prospettive di ricostruzione e di riorganizzazione scientifica, industriale ed infrastrutturale per certi versi similari a quelle avviate 150 anni fa, dopo l’Unità d’Italia, che portò il nostro Paese a dotarsi, al pari di altri Stati europei, anche di un Servizio Geologico.
Quell’illuminismo culturale che seguì la raggiunta Unità d’Italia era figlio di un Ministro del Regno, Quintino Sella, e di diversi altri illustri uomini di scienza e di governo.
Oggi persino la sede storica di quel Servizio Geologico, in Largo Santa Susanna qui a Roma, un tempo sede unica e centrale deputata a raccogliere i materiali lapidei ed i minerali del territorio nazionale e, più in particolare, i campioni di roccia provenienti dalle campagne di rilevamento della Carta Geologica d’Italia, strumento fondamentale per la rappresentazione e per lo studio del territorio e delle sue risorse, viene utilizzata per altre finalità, di sicuro meno nobili, nonostante ancora campeggi sulla facciata l’insigne scritta “Ufficio Geologico”. Inaugurata da Re Umberto I, il 3 maggio 1885, quella sede dotava l’Italia di una vetrina geologica comparabile a quella delle altre potenze europee e le collezioni che essa conteneva erano considerate un vanto per la Nazione e portate nelle esposizioni internazionali a rappresentare, proprio, la geodiversità dell’Italia.
Insieme a Lei, Presidente, sensibile a questi temi ben oltre il suo ruolo istituzionale, ci chiediamo che cosa ne sia, oggi, di tutto questo; in un Paese che dovrebbe investire fortemente e senza dubbi sui saperi, in generale, e sulla geologia in particolare, soprattutto in un momento di forte crisi economica, quale quello attuale.
Il Consiglio Nazionale dei Geologi, ben oltre le attribuzioni conferitogli dal proprio ordinamento, anche rispetto allo scenario che si configurerà all’indomani delle avvenute liberalizzazioni, si spende incessantemente in questa direzione, convinto come è del proprio ruolo di sussidiarietà e di servizio.
Lo fa ponendosi a disposizione dei Ministeri, delle Commissioni parlamentari, degli Enti pubblici, organizzando Forum, ai quali Ella, Presidente, ha voluto concedere il Suo Alto Patronato, su temi di grande attualità e di alto valore sociale, come la sicurezza delle costruzioni, il dissesto idrogeologico, la tutela e la gestione delle acque (in questo momento mi preme evidenziaLe che siamo impegnati nell’organizzazione del Convegno internazionale per la celebrazione del 50° Anniversario della frana del Vajont che si terrà l’anno prossimo sui luoghi della tragedia).
Ma lo fa anche partecipando ai tavoli di altre istituzioni italiane ed internazionali, quali ad esempio la Federazione Europea dei Geologi (FEG) e spendendosi, attraverso l’impegno sociale dei propri iscritti, nella gestione degli effetti prodotti dalle calamità naturali, che investono senza tregua il nostro Paese.
Lo fa attraverso l’attivazione di un protocollo di intesa con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile ed aiutando, soprattutto i più giovani attraverso relazioni internazionali, a trovare alternative di lavoro all’estero.
Mi permetta di segnalarLe, Presidente, due importanti e recenti iniziative di questo Consiglio Nazionale: la sottoscrizione di un protocollo di intesa con la Federazione dei Geologi del Canada e l’organizzazione, su invito del Presidente della Camera Maltese, di una visita al Parlamento di quello Stato con interscambi con le locali realtà produttive.
Una categoria quella dei geologi, che ben prima del recente obbligo di legge, si era già data l’impegno e l’onere dell’Aggiornamento Professionale Continuo (APC), per porsi a servizio della collettività in maniera adeguata e moderna, con professionisti sempre più preparati pronti ad operare sul territorio e pronti a cogliere gli spunti che le innovazioni scientifiche e tecnologiche sanno dare.
Forti di questo impegno, e tornando all’appello che siamo venuti a rivolgerLe, auspichiamo un Suo autorevole intervento nella costituzione delle condizioni che possano consentire l’affermarsi di una nuova epoca, un Risorgimento della geologia italiana, che riporti dignità e prestigio a tutti i settori delle Scienze della Terra, professionale, accademico, della ricerca, e che possa essere sentito come patrimonio e orgoglio di tutti gli italiani.
In quest’ottica è necessario potenziare gli insegnamenti delle Scienze della Terra nelle scuole e nelle Università; è necessario superare la politica dell’emergenza per far posto a quella della prevenzione; è necessario valorizzare l’immenso patrimonio naturalistico e ambientale del nostro bel Paese per farne volano di sviluppo economico. In una parola, Presidente, è necessario investire in cultura geologica.
Ci spinge a cercare una Sua condivisione non uno spirito corporativo, né un mero interesse di categoria, motivazioni entrambe che non ci appartengono, ma la radicata convinzione che proprio le Scienze della Terra (per la loro stretta radice con l’evoluzione del Pianeta), attraverso l’intrinseca cultura che esse portano con sé, possano e debbano contribuire allo sviluppo di questo Paese.
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